Chi sono io? La ricerca delle origini, adolescenza e internet.
2 Febbraio 2021Generazioni & Social Network: un’occasione di confronto
1 Marzo 2021Alcuni potranno chiedersi perché parlare del benessere psicologico delle persone LGBT+ in particolare, invece di fare riferimento a tutta la popolazione. Cos’hanno le persone LGBT+ di diverso dagli altri, a parte l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere?
In verità, appartenere a qualsiasi gruppo minoritario espone ad un rischio maggiore non solo per la propria salute fisica, ma anche per quella psicologica. Un rischio che aumenta quando la persona appartiene a più di una minoranza.
Sono molti gli studi che hanno messo in luce un benessere psicologico minore nella popolazione LGBT+, mostrando in particolare come vi sia una più alta prevalenza di depressione, ansia, pensieri suicidari e abuso di sostanze.
Le cause sono da ricondursi ad un vasto range di fattori come discriminazione, omotransfobia e isolamento, e alcuni fattori unici alle persone transgender come la completa invalidazione della loro identità e, per quelle persone transgender che desiderano transizionare, le difficoltà di accesso al percorso.
Possiamo pensare ad alcuni fenomeni come quello del bullismo omofobico per immaginare come le vittime possano soffrire forti conseguenze da un punto di vista psicologico.
Ma ad influire sulla salute psicologica delle minoranze non sono solo eventi eclatanti. La persona LGBT+ è quotidianamente esposta a visioni distorte e negative della sua identità, o deve comunque confrontarsi con una società eteronormativa, che vede come “normale” solo l’orientamento eterosessuale e l’identità di genere conforme al sesso assegnato alla nascita.
A metà strada tra l’eteronormatività e le franche aggressioni, troviamo le microaggressioni. Queste sono tutta una serie di comportamenti e frasi comuni che feriscono le persone LGBT+ poiché veicolano idee omotranfobiche, talvolta senza che la persona che li mette in atto si renda conto di tale sottotesto.
Esempi di microaggressione possono essere lo sguardo giudicante delle persone quando vedono due uomini o due donne tenersi per mano, o quando qualcuno dice ad una donna transgender “non sembri trans” o “sembri una donna vera” come se fosse un complimento.
Il primo esempio mostra un modo di percepire la coppia non etero come anormale, mentre il secondo esempio mostra una percezione dell’identità transgender come negativa e falsa.
Questi sono solo due di molti comportamenti che le persone LGBT+ devono affrontare quotidianamente. La strada per contrastare queste problematiche è ancora lunga, ma diffondere consapevolezza su questi temi è un primo passo importante.
Dott. Rosario Privitera