Persone LGBT+ e benessere psicologico
11 Febbraio 2021DAD TRICKS: LA NOSTRA INFOGRAFICA
22 Marzo 2021Tra le tante possibilità offerte dai social network una tra le più interessanti è rappresentata dal fatto di mettere in comunicazione esponenti di diverse generazioni e farli confrontare con toni e modi che variano a seconda del tipo di dibattito a cui si partecipa.
Forse in nessuna delle epoche precedenti è esistito un luogo (virtuale nel nostro caso) in cui potessero esprimere le proprie opinioni tanto gli anziani quanto gli adulti e i ragazzi. E quello che viene fuori dopo aver letto una manciata di commenti è la dimostrazione di quanto pur cambiando i mezzi di comunicazione fin troppo spesso rimane l’incomunicabilità tra le parti, l’incapacità di vestire i panni dell’altro e di comprenderne il comportamento e i disagi generazionali, la cristallizzazione del dialogo intorno a pensieri egoriferiti e poco aperti all’accettazione dell’altro come entità diversa con emozioni diverse.
Oggetto del contendere, ad esempio, è la scuola.
L’anno scolastico in corso è sicuramente uno tra i più complicati e difficili da gestire degli ultimi decenni. Con l’ultimo DPCM, al netto delle decisioni prese in autonomia dalle singole regioni, i ragazzi delle scuole superiori sono potuti tornare sui banchi in presenza con frequenza di 3 giorni su 4, previa disponibilità di spazi, docenti e variabili organizzative. Alcuni licei, però, non hanno ripreso l’attività in presenza o l’anno ripresa tra mille intoppi anche a causa di scioperi degli studenti che chiedevano misure di sicurezza migliorate per tornare a sedersi tra i banchi. Alcuni tra loro hanno saputo esprimere in maniera articolata e coerente questo disagio mentre altri sono rimasti tranquillamente sotto le coperte o a casa per evitare qualche altro giorno di scuola.
Il punto che più mi ha colpito di questa vicenda è stato il modo automatico con cui si classificano i ragazzi come un’entità unica, con un unico cervello e un’unica volontà. Questa visione che cancella ogni sfumatura e appiattisce tutto verso pregiudizi triti e ritriti è un segnale forte e preoccupante di come la pandemia, e la confusione che ne deriva o anche solo l’incapacità di sottrarre l’ego dal dibattito pubblico, stia creando una società conflittuale, stia favorendo la “guerra” ideologica tra le generazioni.
A me piace pensare al mondo dei ragazzi come a un universo variegato, per esperienza non posso che vederla in questo modo, composto da tante sfumature di pensiero e di comportamento e che comprende tanto il fanfarone che non vuole riprendere la scuola perché si sta divertendo a fare poco e anche il ragazzo assennato e con la testa sulle spalle che vede con occhio critico una realtà in cui fatica a trovare posto. Penso che anche il mondo degli adulti presenti numerose sfumature. Anzi, ne sono convinto anche perché ho letto parecchi commenti positivi che invitavano al confronto e anche qualche commento che, personalmente, mi ha ricordato il pensiero de miei nonni che mai e poi mai avrebbero voluto che io, mio fratello, i miei cugini o gli amici della nostra età conoscessimo il dramma della fame o quello della guerra.
Ci troviamo di fronte alla preziosa possibilità di costruire un dialogo tra le parti in modo da realizzare ponti di comprensione ed empatia tra le varie generazioni e non dovremmo lasciarcela sfuggire perché il mondo sta diventando sempre più complesso e riuscire a convivere gli uni con le idee degli altri, arricchendosi nel confronto, potrebbe davvero rappresentare uno dei punti cardini per costruire una società migliore.
Michele Paolino