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14 Gennaio 2020Chi non ha mai sentito parlare di Stranger Things? Probabilmente nessuno.
Per quelli che hanno passato gli ultimi tre anni su un’isola deserta, si tratta di una serie televisiva americana strutturata come un romanzo, ambientata negli anni ottanta con una vena un po’ nostalgica che ha tanto appassionato non solo i ragazzi ma anche i trentenni/quarantenni cresciuti proprio in quegli anni. In Stranger Things si viene catapultati in un cocktail trascinante di atmosfere che rimandano a classici indimenticabili quali E.T., I Goonies, Poltergeist, Gremlins, Star Wars, Stand by Me, La casa e La cosa, solo per citare i più famosi.
La serie racconta la storia di quattro ragazzini, Will, Lucas, Dustin e Mike, quattro “nerd” protagonisti di una avventura a seguito dalla scomparsa di Will, appassionato di fantasy games, che svanisce nel nulla in circostanze sospette; ma è anche la storia della reazione della piccola comunità dell’Indiana, Hawkins, reazione che cambia a seconda dell’età dei personaggi.
Vi sono infatti tre filoni narrativi principali che sono portati avanti parallelamente:
il primo riguarda gli amici di Will , ragazzini che per primi capiscono che il loro amico è vivo ma intrappolato in un’oscura dimensione parallela al nostro mondo popolata da creature mostruose, chiamato dagli stessi Sottosopra, ;
il secondo filone è quello degli adolescenti che, entrati in un’adolescenza esplosiva e incontrollabile alle prese con le loro prime storie d’amore, cercano di trovare una logica dietro gli insoliti eventi che accadono nella loro città;
infine c’è quello degli adulti, soprattutto lo sceriffo Hopper, disilluso, alle prese con l’elaborazione di un lutto recente, dipendente da farmaci che sembrerebbe poco attento alle necessità della sua comunità, e la madre di Will, disperata al limite della follia, che non si rassegna.
Tre linee narrative distinte, ascrivibili a precise fasi anagrafiche, date dai diversi approcci alla tragedia, alle diverse modalità nel portare avanti le indagini e alle diverse mentalità che cercano di razionalizzare appunto “strane cose” che di razionale hanno ben poco. Tre approcci che coesistono allo stesso momento nello spettatore più adulto che oltre a riconoscersi nell’adulto stesso, prova la nostalgia per l’intraprendenza adolescenziale e la meraviglia della scoperta dei fanciulli!
Ciò che colpisce è l’efficacia drammatica di ogni singola storyline nell’arco della singola stagione. Non c’è mai un momento in cui si preferirebbe un filone narrativo all’altro; le tre diverse visioni del mondo animano la serie, proprio perché sono lo specchio di tre fasi evolutive consequenziali anche se lontane anni luce.
In un miscuglio di avventura e paura, di pericolo e trionfo che si prova “vivendo” i vari episodi della serie, densa di situazioni dove il Sottosopra (Upside Down nella versione originale) è un’oscura dimensione parallela al nostro mondo, popolata da creature mostruose, come un “inconscio” di pulsioni tumultuose. Il Sottosopra e il mondo reale sono l’immagine speculare l’uno dell’altro, con gli stessi edifici, gli stessi luoghi, ma uno è polveroso, grigio, oscuro e spaventoso, mentre l’altro è luminoso, sicuro e familiare.
Vi è poi Undici, o Undi come soprannominata da Mike (Eleven-El nella versione originale), una ragazzina silente e misteriosa fuggita da un laboratorio segreto para governativo dotata di poteri sovrannaturali, psicocinetici.
La serie è avvincente proprio perché al di là dei temi fantastici e delle dimensioni parallele, tocca emozioni fondamentali e problematiche comuni quali l’amore sconfinato di un genitore, il senso di un amicizia tanto forte da apparire immortale, i primi innamoramenti, le difficoltà di comunicazione tra le diverse generazioni, l’accettazione del diverso, il bullismo, la malattia mentale, le paure le angosce e le fragilità che hanno caratterizzato la crescita di ciascuno di noi e che rimangono importanti per la crescita dei ragazzi di oggi.
Stranger Things altro non è se non un viaggio, un rito di passaggio come descritto metaforicamente nei classici greci e tema caro alla psicologia evolutiva. Vi è la notte[1] (simbolo del caos, della morte e degli inferi), il fitto Bosco, luogo tenebroso ma naturale, scenario ideale per l ‘esperienza iniziatica (il bosco rappresenta l’inconscio profondo e tutto ciò che nasconde: le forze naturali e sconosciute, gli aspetti inesplorati della psiche legati alla sopravvivenza e all’istintività, aspetti di sé che possono spaventare o che ancora non si conoscono; uno spazio intriso di contraddizioni allo stesso tempo attraente e inquieto, confortante e minaccioso). C’è un chiaro riferimento all’ingresso nel regno dei morti, attraverso le radici dell’albero, un albero che al contempo è della vita e della morte, che funziona da passaggio tra i due mondi[2]. Infine c’è il sacrificio di una parte di sé, necessario per crescere.
E’ proprio attraverso la condivisione gruppale che i singoli protagonisti cercano una rappresentazione di questa inquietudine legata alla crescita (un Sottosopra pulsionale) e riescono ad affrontare il passaggio alla fase evolutiva successiva.
Il Sottosopra stravolge la vita di Will, possedendolo sia nel corpo che nella mente, fino al punto di esserne completamente saturato e perdere la propria identità
Fondamentale è l’introduzione del Mind Flayer , Mostro Ombra che incombe sulla città, un super organismo pensante, con un’unica mente condivisa ad alveare, che comanda e controlla ogni singola creatura proveniente dal Sottosopra[3]. Chiamato così da Dustin, ragazzino grassoccio, impacciato con le ragazze ma estremamente intelligente e fantasioso, che nel tentativo di comprendere meglio quanto successo a WIll riesce insieme ai suoi amici a percepire un senso e un significato nuovo, dando forma all’angoscia che il gruppo sta provando in quel momento.
La serie parla anche delle barriere comunicative che separano le generazioni, che si creano tra individui che vorrebbero parlarsi ma non ci riescono; viene sottolineato anche come l’equilibro raggiunto ogni volta venga sconvolto da un susseguirsi di azioni e peripezie fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio, come tipico nel passaggio da una fase evolutiva all’altra. Parla anche della fatica dell’essere genitore, non importa se naturale o adottivo, del duro lavoro per conquistare la fiducia dei figli e mantenere un canale comunicativo significativo e importante.
Non solo il Sottosopra, ma l’intera serie è un calderone di spunti, di riflessioni, di emozioni caotiche, che anima ragazzi ed adulti e che proprio per questo consigliamo di vedere insieme.
La forza di Stranger Things è proprio quella di offrire un universo storico e umano coinvolgente e intrigante: ci si affeziona velocemente ai personaggi che per di più si muovono in un mondo che, senza cellulari o social, permette loro di interagire in modo viscerale e spontaneo, e i protagonisti si muovono in gruppo.
Buona visione!
dr. Ottavia Pennisi
[1] L’umanità ha da sempre percepito il mondo attraverso delle opposizioni binarie: maschile-femminile, destra-sinistra, cielo-terra, sacro-profano, giorno-notte, ecc.
[2] Nell’antichità gli uomini consideravano gli alberi sacri poiché mezzo di comunicazione con i tre livelli del cosmo: il regno dei morti tramite le radici che affondano nella terra, il regno dei vivi tramite il tronco che comunica con la terra e il mondo degli dei tramite i rami
[3] Creatura che nel gioco Dangeons & Dragons è capace di controllare la mente di più individui.