VERSO L’ESAME DI STATO
16 Maggio 2019Apprendimento Metacognitivo, la nostra infografica
31 Maggio 2019La bugia è stata una protagonista della storia molte volte: dalle vicende del cavallo di Troia, a quelle di Ulisse e Polifemo, alla morte di Socrate (che preferì bere la cicuta piuttosto che mentire), ai più recenti retroscena del Watergate e di personaggi famosi come Frank Abagnale Jr (soggetto del film Prova a Prendermi con Leonardo Di Caprio).
A tutti è capitato di mentire almeno una volta, in quanto è normale, o meglio, è istintivo. Mentire non è una condizione specifica solo dell’infanzia e dell’adolescenza e le bugie non sono necessariamente un indice di psicopatologia. Inoltre, non sono tutte uguali, nel senso che si può mentire per diversi motivi: ad esempio una persona timida potrebbe essere spinto a dire bugie poiché si sente inferiore o per impressionare l’altro, una più insicura per la paura di subire una punizione; a volte si mente perché ci si vergogna della realtà o si hanno dei sensi di colpa per non aver soddisfatto le aspettative degli altri.
C’è poi anche il “non dire” alcuni aspetti su determinate questioni, tacere argomenti specifici, soprattutto da parte degli adolescenti, che per alcuni è considerato alla stessa stregua di una bugia per altri no!
Le bugie dei bambini sono diverse a seconda dell’età.
Mentire presuppone competenze e capacità intellettive complesse: bisogna possedere sia competenze comunicative, che abilità di immedesimazione nel punto di vista dell’altro che, infine, avere l’intenzione di ingannare (Jean Piaget).
Un bambino di due anni non si rende nemmeno conto di dire una bugia, uno di cinque anni potrebbe confondere realtà e fantasia (poiché il reale è recentissimo mentre l’immaginario è ancora presente); quando si trova di fronte ad una realtà che non capisce o che non accetta, reagisce cercando di ridefinirla e nel far ciò la modifica.
Solo verso i 6 anni, quando il bambino comincia a capire che non sempre i punti di vista delle persone coincidono e che è possibile vedere il mondo con occhi diversi dai suoi, la bugia passa a un livello superiore:il bambino è in grado di mentire sui propri stati d’animo e di dissimulare le proprie intenzioni. E’ solo a partire da questa età che i bambini comprendono di poter ingannare un adulto; ma di fatto lo fanno raramente a sei anni in quanto è anche l’età in cui i bambini sono dei moralisti intransigenti: tutto ciò che non è aderente alla realtà diviene per loro totalmente falso e da condannare.
Fin verso gli 8 anni i bambini considerano qualsiasi affermazione falsa una menzogna, a prescindere dal fatto che sia intenzionale o meno, in quanto conta solo la veridicità dell’informazione.
Solo dagli 8 anni in poi, la maggior parte dei bambini (così come gli adulti) non considera un bugiardo chi dà involontariamente informazioni false.
Intorno ai 10-11 anni quasi tutti i ragazzi sono in grado di simulare la verità, sanno dare al volto un’espressione credibile, una giusta intonazione in base alle circostanze e sono abbastanza disincantati da non cadere in grossolane contraddizioni. A questa età, inoltre, i ragazzi smettono di pensare che le bugie siano sempre qualcosa di male, diventano più flessibili: se sia giusto mentire o no dipende dall’esito della situazione.
Dalla preadolescenza in poi i ragazzi, pur consapevoli che mentire è sbagliato in quanto mina la fiducia da parte degli altri, non sempre mettono tale consapevolezza in primo piano nella loro scelta. Come anche succede agli adulti che nel momento in cui mentono perdono di vista la conseguenza che ciò avrà sulla fiducia reciproca.
I bambini più piccoli mentono per l’esigenza di non sentire la loro mente totalmente trasparente o per nascondere qualche marachella; i ragazzi per sperimentare il desiderio e mostrare di saper badare a se stessi, di compiere delle scelte anche quando non gradite agli adulti; quando deve affrontare una questione che lo vede ancora impreparato e preferisce sottrarvisi in quanto si sente “inesperto” e la bugia diviene una rapida scorciatoia per eludere il confronto e la negoziazione.
L’eccesso di sincerità in adolescenza può essere segnale di immaturità, così come la bugia seriale. Un adolescente che sente il bisogno di condividere sempre con i genitori tutte le sue esperienze emotive, che non è in grado di nascondersi ogni tanto alla loro attenzione, è un adolescente non ancora in grado di sopportare il peso della responsabilità e dei sensi di colpa che sono parte inevitabile del percorso di autonomia.
In ogni caso le bugie dei nostri figli, se da una parte non sono prova di fallimento educativo, dall’altro devono fare riflettere sul significato che hanno in quel momento nella relazione con noi: per nostro figlio, siamo genitori comprensivi o tendiamo a porre solo un unico punto di vista che è il nostro, senza considerare delle alternative; siamo troppo richiedenti per lui in quel momento? ….
Le bugie a volte possono essere legate ad aspettative percepite dal figlio come troppo elevate, o da elargizioni di vantaggi su richieste per lui eccessivamente onerose, in una relazione genitore-figlio vissuta come troppo limitante.
Importante è differenziare le bugie “fisiologiche ed evolutive” da quelle che, viceversa, nascondono comportamenti a rischio, oppure siano una forma (patologica) di adattamento: la menzogna reiterata e sistematica è un segnale grave in quanto si sostituisce alla realtà, vissuta come troppo dura e difficile da accettare, e un mondo fantastico, idealizzato, rischia di sostituirsi, anche nel mondo interiore di chi mente, alla realtà.
Fondamentale è contestualizzare la bugia tenendo conto sia dell’età del figlio che della situazione in cui è stata detta.
Le bugie solitamente danno molto fastidio e sovente irritano, ma è fondamentale che ciascun genitore eviti atteggiamenti colpevolizzanti e aggressivi nel confrontarsi con il figlio; ma con curiosità ed interesse si confronti con il figlio per cercare di capire se la bugia è parte di un momento evolutivo o meno.
Un figlio adolescente implica, invero, il dover sentire e confrontarsi con un’altra voce, altre idee, richieste di attenzione e bisogno di affermazione dei suoi diritti. Bisognerebbe mostrarsi sempre disponibili alla comunicazione, al confronto e alla discussione piuttosto che adottare un atteggiamento rigido. È importante lasciar spiegare il motivo che lo ha portato a mentire, senza ritorsioni, ma affrontando insieme il problema. I ragazzi hanno bisogno di sapere che possono fidarsi dei genitori, ai quali potersi rivolgersi in caso di necessità. A volte è meglio essere pronti a sentire anche ciò che non si vorrebbe che perdere la fiducia dei nostri figli, la possibilità di aiutarli e sostenerli nelle loro scelte, aiutarli a sviluppare una capacità critica che permetta di fare scelte più consapevoli e meno impulsive.
E’ anche importante riflettere sulle aspettative che, anche involontariamente, poniamo ai nostri figli, grandi e piccini, a volte troppe o vissute dal figlio come eccessive e pertanto fonte di grande frustrazione e sentimento di inadeguatezza.
Non dimentichiamoci che la fiducia è sempre la premessa fondamentale della relazione e dovrebbe rimanere il focus di ogni intervento di confronto ed intervento del genitore. Quando il figlio viene scoperto nella sua bugia è per lui un momento di vulnerabilità e fragilità e necessita del sostegno e della comprensione del genitori.
Non dimentichiamoci infine che il nostro esempio è fondamentale: la fiducia e la sincerità devono sempre partire da noi genitori!