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3 Giugno 2020Intelligenti si nasce o si diventa? L’intelligenza si può modificare? Quali fattori influenzano lo sviluppo dell’intelligenza? Qual è il ruolo dell’esperienza e del rapporto umano nei processi di apprendimento?
Piaget afferma che il bambino non è un piccolo uomo, ma che il suo pensiero si sviluppa attraverso stadi. Bruner sottolinea il ruolo dell’interazione con l’adulto e l’importanza di dare senso all’esperienza. Gli studi di Lurija e la riflessione di Vygotskij pongono in evidenza il legame tra pensiero e linguaggio, il ruolo dell’interazione sociale come fonte di sviluppo e la possibilità dell’uomo di superare se stesso grazie alla trasmissione culturale e alla relazione con gli altri. E’ proprio in questi anni, quelli successivi agli sconvolgimenti della seconda guerra mondiale, che si colloca il pensiero di Reuven Feuerstein: egli sostiene che l’individuo è in grado di apprendere lungo tutto l’arco della vita grazie all’interazione che gli permette di esprimere le potenzialità ancora inespresse.
Le sue teorie sono legate alla convinzione che il pensiero ha un grande valore, che la trasmissione culturale è fondamentale e che l’individuo è irripetibile. Queste convinzioni portano inevitabilmente a cambiare punto di vista: l’intelligenza non è più un dato fisso e la mente è plastica.
In ambito scientifico, questa sua concezione, ha trovato conferme più di quarant’anni dopo. Nel 1988 Fodor con la Mente modulare, nel 1997 Sternberg con la concezione triarchica dell’intelligenza nel 1987 Gardner con il saggio Formae mentis sulle intelligenze multiple e sempre lui nel 2007 con Five minds for the future in cui sostiene quali forme di intelligenze sono necessarie per il futuro.
La persona agli occhi di Raven Feuerstein
La persona è concepita, da Feuerstein, come un sistema globale in cui favorire lo sviluppo cognitivo significa migliorare il contatto con se stessi e le proprie risorse, aumentare l’autostima, la competenza emotiva e la capacità di relazione con gli altri.
L’essere umano è modificabile, indipendentemente dall’eziologia del ritardo prestazionale, dall’età e al di là della gravità della condizione individuale. L’educazione cognitiva mira a stimolare le capacità di apprendere a pensare, apprendere ad apprendere, al fine di aumentare l’efficienza e l’autonomia delle persone nei processi di adattamento.
Cos’è la Modificabilità Cognitiva Strutturale?
La Modificabilità Cognitiva Strutturale è quindi la propensione dell’organismo a modificarsi nella propria struttura in risposta al bisogno di adattarsi a nuovi stimoli di origine sia interna che esterna. Il fattore prossimale direttamente responsabile della modificabilità dell’individuo è l’Esperienza di Apprendimento Mediato: a parità di condizioni due individui raggiungeranno un grado di modificabilità differente proprio grazie alle loro possibilità di ricevere una mediazione adeguata.
All’apprendimento diretto per prova ed errori si affianca quindi l’apprendimento mediato in cui l’individuo usufruisce, grazie all’intervento del mediatore, della possibilità di acquisire conoscenze, competenze ed abilità in modo attivo, progressivo, adeguato per qualità e quantità. L’Esperienza di Apprendimento Mediato diventa lo strumento centrale per l’attivazione della Zona di Sviluppo Prossimale teorizzata da Vygotskij. E’ infatti la sua presenza o la sua assenza il principale responsabile della plasticità e flessibilità dell’individuo, in quanto è proprio attraverso la mediazione che il soggetto diventa consapevole dei propri processi cognitivi e capace di elaborare in modo autonomo i dati dell’esperienza.
L’importanza dell’apprendimento flessibile oggi
L’apprendimento, nella visione ottimistica di Raven Feuerstein, è concepito come una costante che caratterizza tutto l’arco della vita individuale. Questo aspetto è molto attuale in quanto la continua trasformazione dei saperi, oggi, non permettono più un ancoraggio a conoscenze permanenti e fanno emergere la necessità di sviluppare un atteggiamento flessibile adatto ad affrontare le novità.
Nella società attuale, quindi, il pensiero come risorsa balza in primo piano. Di fonte ad un problema infatti il pensiero si focalizza per soddisfare un bisogno e nello stesso tempo si apre per esplorare le possibilità di soluzione. Tante più sono le alternative percorribili, tanto più l’individuo sarà pronto ad adattarsi e utilizzare nuove risorse.
Dottoressa Alessandra Bernini