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16 Maggio 2019La matematica è una tra le discipline che discendono dall’evoluzione del pensiero cominciata parecchie migliaia di anni fa con la rivoluzione cognitiva. Secondo lo storico Noah Harari, la possibilità di creare pensieri astratti ha determinato il successo evolutivo dell’Homo Sapiens sulle altre specie di Homo e ha reso possibile la sua diffusione in ogni angolo del pianeta Terra.
L’astratto a servizio del concreto
La matematica è sicuramente una materia astratta però i popoli dell’antichità concepirono alcune importanti regole come soluzioni di problemi reali: ne erano un esempio i giardini di Babilonia e lo sono tutt’oggi le grandi piramidi che si possono ammirare in Egitto. Con gli arabi e i greci la matematica divenne una disciplina di indagine e speculazione sulla natura e sulle sue leggi, ma non perse mai quell’aura di mistero che la circondava e che ne rendeva difficile la comprensione per chi non fosse istruito o semplicemente caparbio e curioso. Nel Medioevo, poi, la matematica e le altre scienze naturali subirono un declassamento nei confronti della teologia e divennero elitarie.
La bellezza della semplicità
Nel XVII secolo, con Cartesio, finalmente la matematica divenne più accessibile e comprensibile poiché si passò dalle equazioni scritte a parole a quelle simboliche.
Il matematico francese introdusse l’utilizzo delle ultime lettere dell’alfabeto latino, scritte in minuscolo, per rappresentare le incognite, propose l’adozione dei simboli delle quattro operazioni come li conosciamo oggi e introdusse l’utilizzo degli esponenti per rappresentare le potenze.
In questo modo, un incomprensibile esercizio del tipo
la differenza del triplo di una cosa e due è pari al censo della cosa stessa
diventa
che è molto più semplice da comprendere e quindi da risolvere.
Cartesio notò che la generalizzazione di un concetto astratto poteva essere compresa meglio se si usavano dei simboli chiari, immediatamente riconducibili al concetto stesso e soprattutto che si potessero ricordare facilmente.
Dietro una regola, un teorema o una dimostrazione, pertanto, c’è sempre il lavoro di qualcuno che è riuscito a vedere un ordine nella confusione e che ha saputo raggiungere degli obiettivi che hanno convinto sia la sua generazione quanto le generazioni future.
Come Cartesio, nel corso delle epoche storiche tanti altri pensatori, filosofi, matematici, scienziati e studiosi hanno dato il loro nome a una procedura, a un teorema o a un’unità di misura per confermare l’importanza della loro influenza sull’evoluzione del pensiero.
Possiamo pensarli, quindi, come a degli antenati degli influencer di oggi.
La mia esperienza
Ripensando alla mia esperienza come studente, prima, e come tutor, oggi, riconosco il grande valore della matematica e di aver compreso l’importanza del suo insegnamento nel contesto culturale in questo contesto sociale e culturale.
Ciò che ha reso Cartesio, Pitagora, Newton e molti altri degli influencer è stata la capacità di vedere degli schemi nella realtà che li circondava e immaginare che essi si potessero studiare attraverso dei simboli per carpirne i segreti e prevederne l’evoluzione.
Il mondo in cui viviamo è pieno zeppo di schemi astratti con cui veniamo a contatto nella vita di tutti i giorni e che rappresentano situazioni reali che incidono sulla nostra quotidianità. Alcuni sono di facile ed immediata interpretazione come consultare gli orari degli autobus per andare a scuola o al lavoro, pagare la spesa al supermercato o acquistare un prodotto su Amazon; altri invece richiedono un impegno cognitivo superiore come, ad esempio, capire il funzionamento di un algoritmo o l’andamento delle azioni in borsa.
Non possiamo prevedere quali schemi incideranno sulla nostra vita futura, ma possiamo esercitarci per acquisire la capacità di interpretarli.
Questa capacità – sono convinto – si può allenare attraverso lo studio della matematica sfruttando i risultati ottenuti dagli studiosi del passato, applicandoli con dedizione e imparando così a riconoscere qualcosa in più del mondo in cui si vive …
… e magari, perché no, scoprire uno schema che nessun altro aveva notato.
Michele Paolino